Pollino

 

Il Pollino di cui di recente è stato istituito il Parco Nazionale, è costituito da un massiccio montuoso, collocato tra Tirreno e Ionio, il cui versante settentrionale fa parte della Basilicata, mentre quello meridionale si trova in territorio calabrese. Il versante lucano, con declivi più dolci e cime meno alte rispetto a quello calabrese, è costituito da valli e montagne tra 1000 e 2000 m. di altezza, ricche di foreste e corsi d’acqua, circondato da una serie di caratteristici centri abitati.

Le cime più alte, innevate per la maggior parte dell’anno, superano i 2000 m. e sono costituite dalla Serra Dolcedorme (2267 m.), dal Monte Pollino (2248 m.), dalla Serra del Prete (2180 m.), dalla Serra delle Ciavole (2127 m.) e dalla Serra di Crispo (2053 m.).

Partendo da Rotonda, seguendo le indicazioni per i rifugi Fasanelli-Colle di Ruggio e quindi per Viggianello, s’incontra un percorso che raggiunge il Rifugio De Gasperi a 1500 m. di altitudine e s’inoltra nella prateria del Piano di Ruggio; da qui, un sentiero conduce a un belvedere con una suggestiva vista sul versante calabrese e su una serie di costoni rocciosi con colonie di pini loricati. Da S. Severino Lucano si diparte un altro breve tracciato che conduce alla valle del Frido fino al santuario settecentesco della Madonna del Pollino, dove si radunano a luglio migliaia di fedeli in pellegrinaggio dalle regione limitrofe.

Da Terranova una strada conduce al laghetto della Duia, da cui si dirama una serie di sentieri che costeggiano piccoli specchi d’acqua; seguendo la cima del monte Pelato s’incontra un perc’orso che giunge al santuario della Madonna del Pollino. Tra Episcopia e S. Severino Lucano si estende il bosco di Magnano, fra i 700 e i 900 m. di altitudine, con faggi, cerri e querce, attraversato dal torrente Peschiera, le cui rive sono arricchite da un’intensa vegetazione di salici e ontani neri. Tra Terranova e Francavilla un sentiero porta alla sorgente Catusa, uno dei luoghi più famosi del Parco, inserita in una suggestiva cornice naturale tra massi monumentali e faggi. Altri percorsi si diramano nel cuore del massiccio tra il colle dell’Impiso e il casino Toscano.

Percorrendo tali tracciati è possibile amnirare un incomparabile scenario naturale costituito da una vegetazione rigogliosa e ricca di specie rare come il pino loricato. Tale specie, molto diffusa migliaia di anni fa, è denominata “fossile vivente” ed è ormai in estinzione; presente alle maggiori altitudini in piccole colonie, è caratterizzata dalla corteccia a grandi placche trapezoidali e dalla sagoma contorta del fusto; gli esemplari più maestosi sono ubicati sui costoni rocciosi di Serra delle Ciavole e sul crinale di Serra di Crispo. Degni di nota sono inoltre gli abeti bianchi, a forma piramidale, così definiti per la caratteristica corteccia bianca resinosa, localizzati solo nella parte centro-settentrionale del massiccio, fra i 1500 e i 1800 m. di altitudine; molto diffusi migliaia di anni fa (nel Quatemario), si trovano attualmente a Piano Jannace, Cugno Ruggiero, Cugno d’Acero, Bosco Toscano, Piano Conocchiella. I faggi crescono ad una quota altimetrica inferiore rispetto alle due specie precedentemente citate e raggiungono in alcuni esemplari l’altezza di 40 metri; solitamente sono caratterizzati da un tronco diritto con grandi rami aperti a ventaglio e talvolta come nel caso della piccola colonia attestata ai margini del piano di Acquafredda, assumono una fisionomia contorta tanto da essere denominati “alberi serpente”.

Tra i prodotti del sottobosco di particolare rilievo sono le erbe officinali come l’aneto, l’assenzio, la bardana, la camomilla romana, lo zafferano, la menta piperita, la genziana, il convolvolo, il crescione officinale, il ginepro, la lavanda, la malva, la pervinca, il pungitopo, la rosa canina, la saponara, il.sigillo di salomone, la viola del pensiero selvatica, la viola mammola, la viola matronale, il vischio.

La fauna del massiccio comprende, oltre a cinghiali, faine, lontre, ghiri, lepri e lupi, anche l’aquila reale, il nibbio, il falco pellegrino e il picchio nero, rarissima specie avicola.