Le “Porte”

PORTA DI SAN GIOVANNI
Vico 49 Porta San Giovanni
UBICAZIONE ATTUALE: via Caserma Lucania
DENOMINAZIONI DIVERSE: strada Spirito Santo – quintana di Nolè – vico Pietrafesa – vico Mantiglia – vico Cherubino – vico Claps.

Porta San Giovanni

Fu edificata in età normanna (XI-XII secolo). La Porta di San Giovanni deve il suo nome all’ospedale gestito dai Fatebenefratelli di San Giovanni di Dio (dal XIII al XVI secolo). L’antica porta presenta un arco a tutto sesto attraversato da una rampa a gradoni. La porta, originariamente affiancata da due torri di avvistamento, è stata ricostruita a causa dei gravi danni riportati a seguito del terremoto del 23 novembre del 1980 ed è oggi inglobata in costruzioni moderne.

 

 

PORTA DI SAN GERARDO
Vico 78 San Gerardo
UBICAZIONE ATTUALE: via Vincenzo Scafarelli
DENOMINAZIONI DIVERSE: strada del Seminario – vico Muccetto

Porta San Gerardo

La Porta di San Gerardo è stata costruita in età normanna (XI-XII secolo) lungo il tratto settentrionale delle mura; prende il nome dal duomo omonimo situato nei pressi. La porta si apre tra il Palazzo del Vescovado e il Palazzo Scafarelli, e costituiva l’accesso diretto all’interno delle mura ai possedimenti della curia vescovile. Il passaggio è caratterizzato da una volta a botte a sesto ribassato e sormontato da una piccola finestra, forse ultimo residuo di un antico posto di guardia, mentre all’esterno si evidenzia una struttura a blocchi del contrafforte.

 

 

PORTA DI SAN LUCA
Vico 6 Porta San Luca
UBICAZIONE ATTUALE: via e rampa Manhes
DENOMINAZIONI DIVERSE: strada di la Porta vecchia

Porta San Luca

La porta prende il nome dal convento delle chiariste di San Luca. Ai lati dell’arco a tutto sesto sono visibili i conci di pietra calcarea a cui erano fissati i cardini che consentivano l’apertura della porta.Il monastero di San Luca era, come l’antecedente dedicato a San Lazzaro, di origine femminile e di regola benedettina. L’esiguità delle fonti sul monastero di San Lazzaro deriva dalla sua repentina e cruenta scomparsa intorno alla metà del ‘400, in seguito all’epidemia di peste che dilagò in molte regioni meridionali. Il monastero, successivamente, fu probabilmente aggregato a quello di San Luca con tutti i suoi beni. Edificio più volte ampliato, restaurato e rimaneggiato nei secoli; oltre al convento ed alla chiesa, comprendeva nella parte bassa a sud del fabbricato, un giardino con un muro di cinta che si dilungava fino all’attuale via Garibaldi. Il monastero fu soppresso con il decreto del 17 febbraio 1861, col quale si sopprimevano nelle Provincie napoletane e siciliane gli ordini monastici di ambo i sessi. Attualmente è sede del Comando Provinciale dei Carabinieri. Intorno al 1925 l’antico monastero fu abbellito dalla costruzione di portici. La caserma dei carabinieri fu inizialmente dedicata a Mario Pagano e successivamente al tenente dei carabinieri il potentino Orazio Petruccelli, morto a Cefalonia nel 1943.

 

PORTAMENDOLA
Non più esistente
DENOMINAZIONI DIVERSE: quintana di Pomponio – via delle Scuole

Porta Amendola

Il toponimo deriva dal nome della “porta” sul lato meridionale dell’abitato, dove, secondo la tradizione popolare, fioriva l’albero del mandorlo. Le prime notizie rinvenute su questo sito risalgono al XVI secolo: Riviello definisce il luogo fuori della porta, ossia la scarpata incisa di calanchi, versante luridissimo e scosceso.
Si tratta, in effetti, di una “porta” che non aveva alcuna importanza per la strategia di difesa della città, per l’accesso pedonale e per i traffici veicolari. La porta era adiacente alla torretta, che il popolo chiamava la “torre dalle uova d’oro”, abbattuta da circa 50 anni. Nel 1830 il confratello Gerardo Genovese la”cede” alla Confraternita del Monte di Morti. Nel 1862 si decide di risanare il luogo con l’abbattimento di alcune casupole e dei ruderi antichi, per iniziare la costruzione della scalinata di collegamento tra via del Popolo e via Meridionale, denominata dapprima Scala del Popolo e poi Gradinata Vittorio Emanuele II.
Nel 1864 il Consiglio Comunale approva una delibera con la quale si affida la redazione del progetto per realizzare il collegamento tra via del Popolo e via Pretoria mediante “un accesso provvisorio nel punto di Portamendola”.

PORTASALZA
Non più esistente

Portasalza

Il toponimo deriva dall’antico nome del casale, costruito a margine dell’abitato e da questo separato dal fossato e dall’omonima porta che fino alla sua demolizione ha significato l’unico ingresso carrabile controllato alla città.
La forma architettonica dell’ingresso non è documentata neppure dalla descrizione dell’entrata in città di don Alfonso de Guevara nel 1578 che il cancelliere dell’Università annota nel Verbale, conservato nel Registro relativo al triennio 1578-1580. Il ponte levatoio ed il fossato costituivano l’unica struttura di accesso.
Sull’importanza della porta e sull’esatta ubicazione della stessa non vi sono incertezze dopo la lettura della “relazione Marchi”, che porta alla compilazione della “prima” toponomastica ufficiale di Potenza: ” Nel 1816 venne abbattuta. In questo modo il borgo o rione di Portasalza, sorto al di fuori della porta, venne aggregato alla Città.
La detta porta cittadina era situata all’inizio di via Pretoria nell’attuale crocevia costituito dalle due vie laterali presso cui finisce la salita di Portasalza”. All’inizio del secolo scorso il complesso edilizio nel quale è inserita la “porta” mostra i segni di una avanzata vetustà, per cui diventa necessario l’adozione del provvedimento di demolizione del 18.8.1818: “dopo aver rilevato che le 5 casette che sostengono Portasalza hanno le soffitte e i muri cadenti e in special modo la casetta di detto Pomponio nonchè la stessa Portasalza devono essere demolite per evitare il pericolo.
Viene deciso di abbattere con urgenza tali immobili e quindi ricostruirli. L’esistenza del casale, ipotizzata per la Potentia romana, è accertata in pieno medioevo: la presenza della cappella di San Giacomo è documentata sin dal 1206, anteriore a quella di Santa Lucia; questa, pur rappresentando una datazione certa, non può essere considerato il limite temporale più antico per datare l’insediamento antropico del sito.

PORTA TRINITA’
Non più esistente
DENOMINAZIONI DIVERSE: Tassiello

Trinità

Porta Trinità, detta anche Tassiello fu una porta di minore importanza rispetto alle altre e per quanto si sa, non ebbe mai uno sbocco per uscire dalla Città. Consentiva, infatti di accedere a Largo Tassiello denominato successivamente piazza Duca della Verdura (dal nome di Francesco Benso Duca della Verdura, Intendente della provincia di Basilicata dal 1842 al 1847. Il Regolamento di Polizia Urbana e Rurale stabilì che dal 1845 nel largo si dovesse svolgere la vendita della carne e del pesce.
Il sito era centrale, ma piuttosto angusto, malsano, inospitale; era invaso dalla spazzatura, non era pavimentato e di giorno e di notte circolavano animali in cerca di cibo. Nel luglio del 1943, a seguito dei lavori di ampliamento del Largo Tassiello, la Porta Trinità fu sostituita da una sorta di vicolo virtuale.
Gli ultimi lavori di sistemazione furono realizzati in appalto sulla base di un progetto di completamento del novembre del 1843. Già nel settembre del 1844 furono realizzate due gradinate in pietra da taglio: una per il collegamento con Via Pretoria e un’altra per l’uscita sulla strada poderale (la strada di confine che correva lungo le mura di cinta della città, l’attuale Via del Popolo).