Becce (PDL) su rapporto Bankitalia

Il Rapporto presentato da Bankitalia sui dati dell’economia in Basilicata sono negativi, come era da immaginarsi in un periodo macroeconomico negativo per il Paese intero, gli effetti di stasi e regressione si aggravano poi su un tessuto economico e debole quale è quello lucano. Vorrei evitare di accodarmi ai cori di critiche onde non cadere solo in una sterile polemica politica e di parte, ma allo stesso tempo neanche minimizzare i dati negativi che provengono da una della massime Istituzioni Italiane. Mi colpiscono particolarmente due fenomeni; il continuo esodo dei giovani lucani, che cresce sempre maggiormente ogni anno, il quale oltre ad impoverire l’Oggi, sarà la causa di un invecchiamento precoce sociale, culturale e produttivo della Basilicata di domani.  Un impoverimento demografico che colpirà sopratutto quei tanti piccoli borghi di Basilicata, i quali potrebbero diventare o solo paesi dormitorio se in prossimità dei grandi centri oppure “borghi fantasma” se isolati e lontani causa mancanza di infrastrutture. Il secondo dato è l’incidenza del numero di lavoratori dipendenti pubblici sull’occupazione, circa 36.000 con un rapporto di 610 addetti ogni 10mila abitanti. Un vero record, in Italia ed in mezzogiorno. Due fenomeni che metto in stretta connessione quale pesante eredità del passato che fa sentire le negatività a distanza di oltre 60 anni di fallite politiche di sviluppo che una classe dirigente democristiana non ha saputo, non ha voluto e non poteva per limiti culturali mettere in campo. Nonostante gli incensamenti che si continuano a fare a questo o quel Notabile Dc, ad inventare statisti che non ci sono stati in Basilicata dalla Repubblica in poi; La Lucania ha perso il treno delle grandi infrastrutture nel periodo della ricostruzione post- bellica perchè quella classe dirigente aveva tutto l’interesse a far sì che la Basilicata fosse abbastanza isolata verso l’esterno e all’interno, che il Centro del Potere fosse ancora più lontano dal comune cittadino, anche fisicamente. Una classe politicante che ha scelto una strategia vincente nel breve periodo ossia diridistribuire il reddito attraverso posto pubblico e pensioni facili, più varie forme di assistenzialismo ma perdente nel lungo periodo rendendola una regione improduttiva e economicamente arretrata. Resto pur sempre un ottimista, nonostante i numeri da crisi nera e confido in una classe dirigente attuale che faccia uno scatto di orgoglio e lavori per una Basilicata Migliore. Un obiettivo possibile data la ricchezza delle risorse naturali, delle fonti energetiche, di un ambiente ancora incontaminato, di una terra piena di storia, cultura ed originalità. Ma è un progetto che deve essere portato avanti dalla attuale maggioranza che deve scendere dal piedistallo di essere i più bravi anche perchè non lo sono e dalla minoranza – della quale sono componente- che deve smettere di indossare i panni della protesta a tutti i costi ed incominciare a proporre in quanto maggioranza nel Paese. Questo vale per le classi dirigenti del settore privato e per le associazioni di categoria e dei lavoratori in quanto cardine della Società produttiva. Le diverse visioni della Politica e della Società che ci sono ed esistono, ben vengano in una logica di confronto e dialettica propositiva: i “conflitti” se portatori di idee e progetti alla fine hanno solo un vincitore che è il Bene Comune.