Carretta (Capogruppo PD) su approvazione bilancio

 

A fronte dei tagli strutturali fatti dal Governo nazionale agli Enti locali ed al Comune di Potenza, per ben 15 milioni e 600 mila euro nel triennio 2011-2013, e della continua disattenzione mostrata verso le politiche di sviluppo del Mezzogiorno, ed, a fronte della difficile situazione economica in cui versa il Comune, che, nonostante le criticità finanziarie, ha rispettato il Patto interno di Stabilità con un saldo finanziario positivo per oltre 2 milioni di euro e sta brillantemente risanando i 140 milioni di euro di indebitamento, che, grazie alla vendita dell’immobile adibito a Palazzo di Giustizia, si ridurrà drasticamente, è stato approvato un difficile bilancio grazie all’azione politico-amministrativa del Sindaco e della maggioranza di centro-sinistra.
Adesso è giunto il momento che la Regione Basilicata intervenga, così come è stato fatto con i Pisus, con un sostegno strutturale che aiuti la classe dirigente a disegnare il ruolo strategico di Potenza nei prossimi 20 anni.
A tal proposito, è auspicabile che si apra con la Regione un confronto su alcuni temi quali quello dei trasporti, della viabilità e dell’ambiente, per garantire servizi sempre più elevati ed efficienti.
Ormai vi è la necessità di intervenire per il Capoluogo di Regione, come lo Stato si è adoperato per Roma Capitale, riconoscendo a Potenza il ruolo intrinseco che riveste in tema di trasporti, viabilità, ambiente, ecc., dal momento che offre servizi ad una comunità peraltro più ampia di quella cittadina, sopportandone i relativi costi.
Analogo confronto va aperto con l’Amministrazione Provinciale in relazione alla realizzazione della tangenziale Centomani-Dragonara, per il completamento di un’importante opera infrastrutturale per la città Capoluogo di Regione.
Vi è pertanto la necessità di avere tutti quei fondi che hanno una giustificazione oggettiva e normativa.
Abbiamo la necessità ed il diritto, come classe dirigente, investita dal consenso popolare, di programmare il futuro della nostra comunità.
Non servirebbe la politica per amministrare l’ordinario e non vi sono vincoli, in relazione ad un bene superiore che è quello “comune”, cioè della comunità che ci si è candidati a governare.