Il Parco di Via Tirreno intitolato all’agente Francesco Tammone

10 luglio 1996, 15 anni fa, una mano criminale, un atto mafioso, uccise Francesco Tammone, 27 anni, nato il 7 settembre 1969, poliziotto, nostro concittadino. Il suo nome è nella storia della città e la città lo ha voluto ricordare intitolandogli il Parco di Via Tirreno, a pochi passi da dove Francesco ha perso la vita. Tammone  amava il suo lavoro, servitore dello Stato dall’altissimo senso del dovere, padre, marito, figlio premuroso e attento.
Alla cerimonia di intitolazione erano presenti, insieme al Sindaco di Potenza, Vito Santarsier e al Sindaco di Albano (paese di nascita di Tammone) Adamo, al Vescovo Mons. Agostino Superbo, al responsabile di Libera Don Marcello Cozzi, i genitori del poliziotto e la sorella, assessori e consiglieri comunali,  rappresentanti di tutte le forze dell’Ordine e tanta gente a testimoniare l’affetto ed il ricordo verso questo giovane. 
Dopo lo scoprimento della targa con il nome dell’agente, la cerimonia si è spostata nella chiesa di Cocuzzo dove è stata celebrata la Santa Messa da S.E. il Vescovo Mons. Agostino Superbo insieme a Don Donato e a Don Marcello. 

“La città  ha voluto ricordare, così come ha fatto per Elisa Claps, -ha detto il Sindaco Santarsiero- il suo sacrificio ed il grande monito, ancora oggi attualissimo, che ci venne da quel drammatico episodio.Sappiamo che la nostra terra non vive fortunatamente l’emergenza criminale di altre Regioni, ma sappiamo anche di non essere isola felice e che occorre alzare la guardia rispetto a rischi e segnali preoccupanti. La criminalità organizzata nel nostro Mezzogiorno è una vera piaga, un fenomeno che inquina la vita sociale, crea insicurezza e paura, impedisce una sana crescita dei territori.L’esempio e l’insegnamento di Francesco Tammone -ha continuato- ci dicono che i cambiamenti sono possibili.Abbiamo bisogno di uno Stato forte e presente, abbiamo bisogno della cultura della Verità, della Giustizia, del Bene Comune.Ricordiamo noi Istituzione il monito dei Vescovi: c’è una mafia di comportamento quando i diritti diventano favori, quando non contano i meriti, ma i legami di comparaggio politico.Come pure sappiamo che la nuova società sarà figlia del protagonismo e della nuova educazione dei nostri giovani.Dovremo impegnarci tutti -ha concluso Santarsiero- per portare nel loro dna una nuova cultura della legalità, della solidarietà per sostituire alla logica del consumismo del potere e del benessere la pratica della solidarietà e del rispetto del prossimo e delle istituzioni.”