“Era inevitabile che i primi dati del XV censimento generale relativi alla nostra Regione aprissero una serie riflessione ed un serio confronto su più questioni.” Così il Sindaco di Potenza, Vito Santarsiero il quale aggiunge “bene ha fatto il direttore Leporace a lanciare subito il tema ed aprire il dibattito con prime, interessantissime valutazioni. Dal censimento emerge un dato demografico chiaro, mentre in Italia e nel Sud la popolazione cresce da noi è in costante calo dal 1961, siamo passati dai 644.000 abitanti di allora ai 579.000 di oggi, vale a dire 65.000 persone in meno, un numero di poco inferiore agli abitanti della città di Potenza. Non è però solo il calo demografico a preoccuparci, più complessivamente emerge una Regione in difficoltà ove calano gli occupati, ci sono più poveri e c’è più sfiducia. Occorre prendere atto che lo sviluppo non appartiene alla nostra terra e che l’uscita dalla regioni povere dell’Europa non è avvenuta per un progetto di sviluppo in corso dei nostri territori. Decenni di politiche assistenziali destinate a compensare da un lato storiche carenze infrastrutturale e di servizi primari, e dall’altro la totale ed anche qui storica assenza di una cultura imprenditiva hanno consegnato ai tempi moderni una comunità regionale fragile e senza le necessarie dotazioni materiali ed immateriali.Finita la stagione del sostegno pubblico il re è tornato ad essere non solo nudo, ma anche più povero di prima. E’ questo certamente il risultato del fallimento dell’intervento straordinario del Mezzogiorno, sicuramente già scritto in un modello di sviluppo centrato sulle esigenze della grande industria del Nord, ma è anche il risultato del fallimento delle politiche di ricostruzione post sisma 1980 destinate alla occupazione e allo sviluppo. In una Regione ancora povera ed aggredita anch’essa dalla crisi mondiale non si può immaginare di lasciare sole fasce di popolazione in condizioni di grave disagio, quindi il sociale in primis. Detto ciò – continua- occorre però utilizzare le risorse disponibili, ivi comprese quelle delle royalty mettendo seriamente mano a quello che è mancato: un chiaro progetto che realizzi rapidamente l’Utopia possibile dello sviluppo dei nostri territori. Il cammino è complesso, esige il nostro protagonismo locale congiuntamente alla capacità di favorire azioni comuni con le altre regioni del Mezzogiorno e lo Stato centrale per superare deficit infrastrutturali ed avere una comune visione di sviluppo. C’è però una precondizione da attuare per tutto ciò, radicare la cultura della legalità, della trasparenza, dell’efficienza e del bene comune nelle nostre popolazioni e soprattutto nella Pubblica Amministrazione. E’ questo un elemento di grande valore strategico in grado di fare la differenza e quindi di favorire o annullare adeguate politiche di sviluppo. Quello di migliorare il capitale sociale e le reti relazionali è una esigenza che deve essere rapidamente ben compresa dalla politica, ancora troppo legata ad organigrammi e bisogni elettorali.Lo sviluppo locale esige scelte precise, rispetto della cosa pubblica, idea di territorio e delle sue missioni. Non riusciamo a far comprendere quale Basilicata costruiamo, sarebbe bello invece far sapere che c’è un progetto chiaro, con norme chiare, per cui ogni euro che si spende rafforza l’agricoltura, il turismo, l’ambiente, le nuove energie, la ricerca, l’identità storico culturale.Sappiamo di dover rafforzare il poli urbani e migliorare il governo delle città, ma anche qui occorrono politiche, scelte ed indirizzi chiari a sostegno di questi percorsi. Come è necessario discutere e far meglio comprendere in che modo la scelta dei migranti può essere una vera opportunità per i nostri paesi e per il loro futuro e non già una aggressione a identità e localismo.In ultimo il valore strategico e competitivo della collocazione del Sud nel Mediterraneo. E’ sicuramente questo il contesto naturale, storico culturale ed economico, entro cui attuare il grande sviluppo del Mezzogiorno come è questo il contesto per far crescere e rafforzare, economicamente e politicamente l’intero Paese e l’intera Europa. Tocca a noi dirlo – conclude Santarsiero- ma soprattutto tocca a noi proporre ed avviare politiche. Siamo ad una svolta drammatica, non è più il tempo dei tatticismi e delle attese, è il tempo delle scelte e delle azioni.”