Carretta (Pd) su sentenza Cassazione su affidamento a madre gay

Il mondo cattolico si trova ancora una volta a dover riflettere e ad interrogarsi su quanto stia accadendo e sugli scenari possibili per il futuro.Questa volta il dibattito e lo sconcerto riguarda la sentenza della Corte di Cassazione con cui è stato confermato, quanto già deciso dalla Corte d’Appello di Brescia, e cioè l’affidamento di un figlio alla propria madre dichiaratamente omosessuale.Pur non volendo entrare nel merito di questa vicenda specifica, definita comunque choc anche dal Presidente dell’Osservatorio per i diritti dei minori e dal Presidente nazionale del Movimento Italiano Genitori (Moige), è necessario soffermarsi sulla possibilità che molti intravedano in questa sentenza un implicito lasciapassare alle adozioni da parte delle coppie gay, cosa, al momento non possibile, e che si spera rimanga tale anche in futuro, perché non si può pensare di poter estendere indistintamente tutti i diritti delle famiglie eterosessuali alle coppie omosessuali, senza certamente ignorare i diritti di uguaglianza tra tutti i cittadini.Negare la possibilità di adottare figli, diritto pur riconosciuto dalla Corte europea dei diritti dell’uomo e in alcuni Paesi europei, oltre che in altri Stati in tutto il mondo, va interpretato come il voler semplicemente garantire ad ogni bambino il diritto di crescere in un ambiente che possa dargli un sano sviluppo psico-fisico, che soltanto una genitorialità eterosessuale può assicurare.Va ricordato che non sono i candidati genitori, a prescindere dal loro status, colore e, a questo punto, orientamento sessuale, ad avere diritto ad un figlio, bensì gli aspiranti figli ad aver diritto a trovare una famiglia adeguata alla propria situazione e al proprio vissuto, che non può essere rappresentata da due genitori dello stesso sesso.