Nicola Becce (Popolo della Libertà)

Oggetto: Disoccupazione giovanile.

La disoccupazione continua a spezzare le ali dei giovani. L’ultimo report effettuato da Confartigianato mette in evidenza l’ennesimo triste primato per la nostra regione che, al pari di altre sei, si attesta ben oltre il 30% (38,3% per l’esattezza) come tasso di disoccupazione nella fascia d’età che va tra i 15 e i 24 anni. Una fotografia preoccupante perché se da un lato la crisi sembra allentare la presa, sul fronte occupazione è ancora allarme. E’ dunque il caso di interrogarsi su come migliorare le condizioni del mercato del lavoro giovanile e femminile. Nel contesto generale del nostro Sud non va però dimenticato l’andamento del sistema economico produttivo per rendersi conto del livello decisamente mediocre, in cui esso è costretto ad operare: carente in linea generale di innovazione tecnologiche e nuova creatività, nell’organizzazione del sistema finanziario e nella ricerca applicata, che sono elementi fondamentali per lo sviluppo generale dell’impresa e della moderna società civile. Questo per dire che – come recentemente affermato anche dal ministro Sacconi – che la risposta all’emergenza giovanile non può essere data dall’illusione di soluzioni normative sulle tipologie contrattuali nè tantomeno da sussidi che esalterebbero l’intrappolamento al di fuori del mercato del lavoro. La risposta fondamentale rimane quella dell’allineamento fra competenze dei giovani e competenze chieste dal mercato del lavoro attraverso un fortissimo incrocio tra apprendimento e lavoro come prevedono il Piano varato dai Ministeri del Lavoro e dell’istruzione. Non è un mistero qui da noi in Basilicata come una delle difficoltà dei giovani è quella di riuscire a passare dal mondo della scuola a quello del lavoro, potendo in particolare avere l’opportunità e la fiducia delle imprese nel mettere in atto quanto appreso dai libri. Proprio per questo va reso più efficiente l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro, e rendendola in particolare più fluida ma anche più trasparente. De resto proprio Confartigianato che ha stilato il rapporto sull’occupazione chiede di valorizzare il Contratto di apprendistato e un cambiamento radicale nel sistema della formazione. L’artigianato richiede dunque che più giovani siano messi nella posizione di entrare in azienda per ‘imparare il mestiere’. E’ evidente che sistema della formazione non funziona: il processo di transizione dalla scuola al lavoro deve assolutamente essere effettuato quanto più possibile in impresa o almeno in un contesto lavorativo reale. La formazione che avviene lontano dall’impresa si è sempre rivelata fallimentare, soddisfacendo – nella migliore delle ipotesi – soltanto le tasche dei formatori. Altrettanto impellente è infine la necessità di stimolare l’occupazione femminile: in tal caso bisognerebbe chiedere all’Ue contratti di inserimento più agevolati nel Sud. Contratti che considerino di più e meglio il criterio territoriale: fattore determinante in Italia dove le differenze tra Nord e Sud sono ampie.