Istoria della Città di Potenza, il passato del capoluogo presentato agli studenti

23.05.2025 – ore 15,15: “La storia è un seme che bisogna continuare a coltivare giorno per giorno, e l’amore per la vostra comunità è il modo migliore per prendersene cura”. Queste le parole con le quali l’assessore alla Cultura Roberto Falotico ha chiuso la presentazione del volume ‘Istoria della Città di Potenza’ pubblicazione del lavoro dell’Arcidiacono Giuseppe Rendina, curata da Franco Villani, don Cesare Mariano e Giovanni Caserta, con la prefazione di monsignor Salvatore Ligorio, dal 2016 al 2024 Arcivescovo di Potenza. Con l’assessore comunale, all’incontro con centinaia di studenti del capoluogo, presenti nel teatro Stabile delegazioni delle scuole superiori e degli Istituti comprensivi ‘La Torraca – La Vista’ ‘Busciolano’, ‘Don Milani – Leopardi’ e ‘Domenico Savio’, sono intervenuti lo stesso Franco Villani, anche in veste di editore del libro e l’archeologa Annarita Di Noia.

“E’ importante studiare e tornare a studiare la nostra storia – ha evidenziato Falotico – perché c’è tanto da sapere e c’è tanto da approfondire. Da don Giuseppe Rendina a don Gerardo Picernese, da don Emanuele Viggiano a don Francesco Giambrocono, a don Raffaele Riviello, fino a monsignor D’Elia e monsignor Enrichetti, e al caro don Gerardo dei nostri giorni. Le vicende del capoluogo sono testimoniate dagli scritti di questi autori, dei quali il lavoro di Villani e di chi con lui ha collaborato è un mirabile esempio. Anche la storia della Parata dei Turchi, che torneremo a rivivere la prossima settimana – ha aggiunto l’assessore Falotico – non può essere incasellata come una semplice rievocazione storica, per la quale sarebbe stato sufficiente solo rifarsi a quanto riportato dal Notaio Scafarelli nel 1578. E’ molto di più, è sintesi di numerosi contributi, frutto di attente ricerche, risultato di un lavoro stratificatosi e sedimentatosi nei secoli, proprio come la storia di Potenza e dei potentini”.

L’autore ed editore Villani, nello spiegare alla giovane e attenta platea di uditori, i passaggi che hanno consegnato le 793 pagine del manoscritto del Rendina all’Archivio storico di Potenza, si è soffermato sul lavoro svolto da lui e da chi con lui ha collaborato alla stesura del prezioso tomo di 500 pagine, in vendita nelle librerie, che “ha comportato l’impegno di analizzare ognuna delle singole parole che componevano i fogli scritti a mano, contenenti anche frequenti citazioni latine, ma anche una immensa soddisfazione nel cogliere, scoprire, imparare tanto del nostro passato. Un passato dal quale, per esempio, si scorgono autori latini che ci hanno consentito di sapere che il Capo dei Lucani, evidentemente popolo forte e importante, venisse invitato a un incontro in Babilonia da Alessandro Magno. Insomma una storia potentina che è scrigno prezioso, che a voi giovani è chiesto di valorizzare e conservare gelosamente per trasmetterlo a chi verrà dopo di voi”.

L’archeologa Di Noia, con un racconto affascinante e affascinato, ha spiegato come gli scritti del Rendina abbiano costituito la base del suo lavoro di studi universitari, attraverso i quali è giunta a sintetizzare la storia di Potenza in epoca romana, “una città che veniva definita antichissima ma di ignoti principi, proprio perché le origini si perdevano nel tempo. Una città la cui storia si è potuta in parte ricostruire attraverso i ritrovamenti archeologici, dalle necropoli alle epigrafi, dalle domus romane ai siti dedicati al culto di dee, dalle notizie sui conflitti, anche le guerre puniche, alle indicazioni di toponimi e arterie viarie, grazie ai quali si è potuta delineare anche una visione topografica d’insieme, per esempio con le mura medievali che, molto probabilmente hanno ricalcato il precedente impianto romano. La via Erculea che dall’Irpinia raggiungeva Venosa, passava per Potenza fino a toccare Grumento, testimoniava la rilevanza di una comunità, che già all’epoca delle guerre con Annibale aveva scelto di schierarsi con Roma, giovandosi di tale scelta e di come potesse risultare baricentrica tra le via Appia e Popilia. Mosaici, domus, siti funerari del periodo romano incorniciano una storia che negli scritti del Rendina trovano una evoluzione quasi naturale e costituiscono un passato che fa di Potenza una biblioteca a cielo aperto, dalla quale e grazie alla quale, imparare ad amare il presente per immaginare e realizzare un futuro degno dei nostri straordinari avi”.